Santa Maria del buon consiglio a Bari

Ph Massimo Danza

La chiesa di Santa Maria del buon consiglio purtroppo fu demolita negli anni Trenta, nell’ambito di una scellerata opera di restaurazione che si proponeva di riportare alla luce il lato “romanico” della città di Bari, della ex chiesa bizantina, originariamente un edificio absidato a tre navate, rimangono oggi le colonne romane con i rispettivi capitelli in parte corinzi e il pavimento musivo a tasselli policromi. La chiesa era nota alla storiografia locale per le sue origini leggendarie: si narra infatti che sia sorta a seguito di una controversia nata fra Baresi e Bizantini culminata in un omicidio nel 946; i Baresi si opponevano alla decisione dei Bizantini di arrogarsi il diritto di accompagnare le spose all’altare. Il mal consiglio che aveva portato allo spargimento di sangue sarebbe poi sfociato nella tregua, il “buon consiglio” che dà il nome alla chiesa. La struttura dell’ex chiesa ha origini molto antiche. Rilievi effettuati negli anni Ottanta del Novecento hanno infatti rivelato che la struttura risalirebbe a un periodo tra il X e il XII secolo (probabili due fasi di costruzione). Tali ricerche archeologiche hanno portato alla luce reperti che attraversano quasi ogni epoca storica, ripercorrendo la storia della città dall’età del Bronzo al medioevo.
(fonte Around Bari)

Riflessioni a raccolta – 286

In questo periodo ci sono 2 tipi di errore che si apprestano a commettere alcune aziende:

1- quelle che non vogliono comunicare fino alla ripresa delle attività, e questo lo abbiamo visto con la riflessione 285 che ti invito a leggere.

2- quelle aziende che vogliono comunicare senza cambiare registro. Come se non stia succedendo nulla. Continuando a proporre anche inserzioni a pagamento che spesso risultano fuori contesto.

Se da un lato non si può sparire e abbandonare i clienti, dall’altro non è corretto fare finta di nulla e mantenere lo stesso PED (piano editoriale). Agli occhi dei fan sembra che l’azienda viva su Marte, avulsa dal contesto del momento in cui stiamo vivendo.

Ora è il tempo di essere vicini ai fan delle pagine comunicando le informazioni utili, infondendo un po’ di serenità e creando intrattenimento. Cioè le aziende devono essere presenti per coccolare i clienti, per farli sentire meno soli in questo momento di isolamento.

Riflessioni a raccolta – 285

Scrivevo così il 19 marzo del 2020, in pieno lockdown. A distanza di un anno confermo pienamente il concetto che ti invito a leggere.

Alcuni clienti mi stanno chiedendo di sospendere l’attività di comunicazione.

Partono dal presupposto che essendo bloccata l’attività dal decreto coronavirus, non possono vendere e quindi non c’è molto da comunicare.

Non è così. Possiamo raccontare come l’azienda sta affrontando l’emergenza, possiamo veicolare informazioni utili, possiamo comunicare positività e fiducia nel futuro e tanto altro. Insomma non è il momento di abbandonare il campo.

Chi continuerà ad essere vicino ai clienti oggi sarà premiato domani alla ripresa. Le persone ricordano bene chi c’era nelle difficoltà.

Come dice un vecchio detto: i veri amici si vedono nel momento del bisogno.


Riflessioni a raccolta – 284

Comunicare il proprio lavoro e la propria esperienza ha un doppio valore. Da un lato dimostri la tua competenza ma dall’altro quella competenza la migliori. Perché per esempio, l’esercizio di scrivere quello che sai fare, aiuta a migliorare il tuo sapere e saper fare.

Riflessioni a raccolta – 282

I feedback dei clienti felici del nostro lavoro ci aiutano a capire cosa facciamo bene. Mentre i feedback dei clienti insoddisfatti vanno analizzati e approfonditi molto di più, per capire dove dobbiamo investire il nostro tempo per elevare la qualità del nostro lavoro.