Riflessioni a raccolta – 351

Lo potremmo definire come il social network vocale. Infatti, Clubhouse è una piattaforma audio in tempo reale. In questo social trovi tante “stanze” o chat rooms che funzionano solo con uno scambio audio.


Puoi incontrare amici e fare nuove conoscenze.Puoi fare domande e raccontare storie. Puoi creare dibattiti e imparare tramite la conversazione tra tutti gli utenti.
Quindi in questo luogo non trovi immagini e video che hanno riempito tutti gli altri social e che probabilmente cominciano a stancare.

La novità di utilizzare solo file audio sta creando grande interesse negli USA. Credo che anche il massiccio utilizzo che facciamo di messaggi vocali possano spianare la strada alla diffusione di Clubhouse.


Vediamo nello specifico come funziona Clubhouse:

Devi entrare in una stanza che è stata aperta su un argomento e ascolti la discussione. Come nei sistemi delle videoconferenze hai a disposizione un pulsante per alzare la mano. L’admin della stanza decide di darti la parola e abilita il tuo microfono. E’ facile immaginare quello può succedere. Cominci ad ascoltare una conversazione per qualche minuto ma il flusso continuo degli audio ti potrebbe portare ad essere incollato all’ascolto anche per ore.
Insomma Clubhouse è una sorta di podcast live e interattivo. Mentre fai altro, ascolti la conversazione che avviene in quel momento (non è una registrazione) e se vuoi, intervieni e parli direttamente con le persone che ti ascoltano proprio in quel momento.
E’ chiaro che puoi aprire tu una stanza per cominciare una conversazione e ospitare persone.


Un’altra caratteristica importante di Clubhouse è che della conversazione non rimane traccia. Infatti, quando la stanza viene chiusa, l’audio e tutte le informazioni vengono perse per sempre.

Questo è lo scenario proposto dalla piattaforma, ma a me sembra molto evidente che ci saranno molteplici possibilità di sviluppo e di evoluzione.


Per ora entri in Clubhouse solo se sei invitato e se possiedi un iPhone. Quindi puoi scaricare l’app e aspettare l’invito da parte di una persona che conosci che è già dentro.

Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

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