I brand perfetti non esistono.

Branding: anche gli errori fanno parte della strategia.

Nel percorso di costruzione di un brand, gli errori non sono solo probabili: sono inevitabili.
E no, non è una debolezza. È una realtà che tutti – dai freelance alle multinazionali – si trovano ad affrontare.

❌ L’importante non è non sbagliare mai.
✔️ L’importante è saper leggere l’errore, capirne la causa, e farne un punto di svolta.

Un tono di voce mal calibrato.
Un’identità visiva che non regge nel tempo.
Una comunicazione disallineata rispetto ai valori reali dell’azienda.
Tutti segnali — magari dolorosi — che però ci danno un’informazione preziosa:
👉 qualcosa va ripensato.
👉 e da lì, si può ripartire.

Un brand di successo non è quello che “ci azzecca al primo colpo”, ma quello che ascolta, aggiusta, evolve.

I momenti di crisi, se affrontati con lucidità e visione strategica, diventano occasione per:

✅ rafforzare la coerenza;
✅ ridefinire il posizionamento;
✅ riconnettersi in modo più autentico al proprio pubblico.
✅ Ogni errore può diventare un acceleratore di consapevolezza, se accolto con la mentalità giusta.

💡 Perché un brand solido non è fatto solo di successi, ma di una cultura del miglioramento continuo.

Se pensi che sia arrivato il momento di rivedere la tua strategia, trasformare un inciampo in una ripartenza e far evolvere davvero la tua identità di marca…

📩 Scrivimi qui o chiamami: 348 338 00 88

Pubblicato da

Massimo Danza

Che fossi un creativo pubblicitario lo hanno capito subito. Nel freddo inverno del 1965 nasco con 24 giorni di ritardo. In quasi un mese tutti chiedono di me, tutti si domandano come mai, tutti mi aspettano incuriositi. Realizzo così il mio primo teaser. La grande curiosità, la voglia di conoscere e l’istinto innato di esplorare mi porta a muovere i primi passi già a 7 mesi. La comunicazione sembro averla nel sangue perchè a 10 mesi già parlo. A 7 anni mostro di saper usare l’ambient marketing, il nonconventional e il flash-mob: in piazza Duomo, a Firenze, sparo al massimo il volume della radiolina e ballo; alla fine si abbasso i pantaloni per mostrarmi come il David di Michelangelo. A 10 anni invento il mio smartphone: allargo pollice e mignolo della mano destra e telefono ai miei amici. Poi unisco il pollice con l'indice delle due mani, inquadro, scatto foto e salvo i file nella mia memoryhead. A 12 anni sono già social: quando incontro gli amici condivido le mie esperienze, le spiego in modo dettagliato come fossero foto e tutti mi dicono ’mi piace’. Poi ho studiato, ho affinato le tecniche, ho fatto esperienza e dal 1989 lavoro e continuo a scrivere storie di successo insieme alle aziende per le quali lavoro. Qualche volta ho anche la pretesa di insegnare le cose che so e di raccontare con entusiasmo la mia esperienza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *