Riflessioni a raccolta – 351

A distanza di un anno ti chiedo se ricordi il caso “La Molisana”.

QUANDO SI SCATENÓ IL WEB
La tempesta perfetta sul brand sembra scatenarsi dopo che il giornalista gastronomico e conduttore radiofonico Niccolò Vecchia condivide con i suoi follower di Facebook la schermata descrittiva delle Abissine e invita l’azienda a scusarsi. Minaccia pubblicamente di smettere di comprarla e chiede di cambiar nome ad un formato storico di pasta. Dopo pochissime ore rimbalza su Repubblica, su Ansa, su altri quotidiani e poi esplode sui social  trasformandosi in un distillato di puro odio.

QUALCHE MIA RIFLESSIONE
Mi domando se sia giusto che il brand La Molisana abbia dovuto subire la «shitstorm» e che improvvisamente furono messi a rischio un bel po’ di posti di lavoro. Mi domando se sia giusto che l’azienda fu costretta a chiedere scusa per nomi che esistevano da quasi un secolo.

Contestualizzando tutta la vicenda credo che sia stato tutto esagerato, ma in questo momento storico dobbiamo essere consapevoli che i social sono capaci di scaraventare un brand nella tempesta. Per questo ritengo che un brand non può permettersi di lasciare nulla al caso. Questo significa che, se è vero che i nomi Abissine e Tripoline sono sempre esistiti (quindi non si tratta di nomi proposti oggi sul mercato), è anche vero che il mondo è cambiato, il mercato è cambiato. E’ cambiato il contesto. E un brand si misura col mercato e con il contesto ogni giorno.

Si può continuare a far finta di niente? Se il brand lo fa, forse vuol dire che non è pienamente in sintonia con il mondo. E questo è un problema che La Molisana ha pagato a caro prezzo un anno fa.

Forse l’azienda lo ha vissuto come un fulmine a ciel sereno. Ma il problema era lì, se lo trascinavano da tempo. E a farlo esplodere fu sufficiente un post di dissenso.