Riflessioni a raccolta – 341

Mi é successo ultimamente che un cliente mi ha chiesto di pubblicare con una certa frequenza contenuti divertenti e simpatici facendo riferimento anche a me. Testuali parole: “un po’ come fai tu, ho visto che molti tuoi post riscuotono successo, conquistano like e producono commenti.”

Ho dovuto smorzare un po’ il suo entusiasmo spiegando che:

1- avremmo dovuto cambiare completamente la strategia fin qui utilizzata, (si può fare ma bisogna esserne consapevoli);

2- che forse non é particolarmente coerente con il settore in cui opera trattandosi di un’ Autocarrozzeria. Per esempio, molto più funzionali sono i post con le immagini del prima e dopo riparazione;

3- che la simpatia e l’ironia non sono il fine di una strategia social ma definiscono un carattere, un modo di essere. Sono solo lo stile di comunicazione e il tono di voce che caratterizzano una personalità del Brand e servono per raggiungere un obiettivo.

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Riflessioni a raccolta – 340

Quando comincio a lavorare sulla creatività di un progetto di comunicazione, subito partorisco diverse idee che a caldo sembrano efficaci.

L’errore che commettevo molti anni fa, era quello di innamorarmi delle idee iniziali. Questo mi portava a fare una gran fatica nel metterle in discussione e quindi mi diventava difficile scartarle.

Oggi sono molto più pronto a guardare con un occhio più maturo e critico le prime idee che mi vengono in mente. Una predisposizione che mi aiuta a liberarmi il più velocemente possibile dal legame ‘affettivo’ che si crea istintivamente con queste.

Abbandonate senza rimpianti le prime idee, si aprono nuovi percorsi creativi che mi consentono di arrivare più facilmente e con maggior rapidità a produrre nuove soluzioni.

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Riflessioni a raccolta – 339

La comunicazione online presenta il vantaggio di raggiungere un pubblico che può diventare anche molto ampio a fronte di uno sforzo non necessariamente rilevante.

Per questo é importante avere la consapevolezza che questo produce in negativo il rischio di essere etichettato, in positivo il vantaggio di costruire il brand di te stesso.

Un brand vive nelle percezioni di chi lo osserva e quindi tutto ciò che fai diventa marketing. Dal modo in cui vivi alle storie che racconti.

Faccio il mio esempio: tutto quello che ho pubblicato fin qui sui miei canali social determina un chiaro posizionamento della mia persona e della mia professionalità nella mente di chi mi segue. Quando la persona che mi segue virtualmente mi incontra, sa già chi sono, come si potrà relazionare con me e cosa potrò fare per lei con il mio lavoro e la mia consulenza.

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Riflessioni a raccolta – 338

I bravi comunicatori hanno compreso che é utile aggiungere ‘calore’ ad un contenuto professionale. Lo fanno attraverso l’utilizzo di elementi di forte empatia come le emozioni, la passione, le sfide vinte, il ricordo, il senso di appartenenza, l’integrità o il rispetto. Questi ingredienti producono una grande partecipazione emotiva nel pubblico che li osserva.

Ma lo storytelling, deve essere misurato, mai esagerato o replicato attraverso lo stesso clichè, perché rischia di apparire falso. Le persone più attente potrebbero notare il ripetersi della struttura narrativa.

Io che spesso su fb racconto episodi di quello che sento e vedo intorno a me quando cammino per strada, alcune volte evito di riportare l’episodio sui social. In alcuni racconti o foto postate mi è stato fatto notare che ‘capitano tutte a me’. Il ripetersi di questa struttura narrativa potrebbe farmi perdere un po’ di credibilità. E quindi alcune volte evito di raccontare. In questo caso io non forzo nulla, forse sono solo più curioso e attento nel cogliere le cose che mi succedono intorno. 😊
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Riflessioni a raccolta – 337

Le storie diventano più vere, più autentiche e quindi più interessanti, quando racconti quello che hai dovuto passare per ottenere qualcosa.

È difficile che qualcuno ti chiede come stai se ti vede felice e pochi ti ascoltano se mostri sempre e solo il tuo lato migliore e i tuoi successi. È poco credibile una persona che si mostra infallibile.

Per ottenere l’attenzione di chi hai di fronte, devi mostrare anche le tue vulnerabilità, e come puoi aiutare chi ti ascolta a risolvere le sue.

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Riflessioni a raccolta – 335

A me succede con una certa frequenza di soffrire della sindrome dell’impostore.

Si tratta di una strana condizione mentale di quelle persone che pur avendo ottenuto nel tempo dei riconoscimenti verso il proprio valore professionale, si sentono indegni e non meritevoli dei successi conquistati.

È un eccesso di modestia che mi viene spontaneo e naturale ma che troppo spesso finisce con lo sminuire eccessivamente il valore delle cose che ho realizzato.

Riflessioni a raccolta – 334

Dobbiamo sempre tentare di cercare un nuovo punto di vista per risolvere un problema.

Facile a dirsi ma molto più difficile a farsi.

Si tratta di un metodo, un’attitudine da coltivare giorno dopo giorno. Per intenderci, non è che io mi sveglio ogni mattina con un’idea creativa e brillante per i miei clienti. Ma mi stupisco quando mi scopro a ragionare in modo automatico finendo per intrappolarmi da solo in una gabbia mentale. Allora, provo a forzare le cose e a riorganizzare il mio pensiero.

Mi fermo, prendo un po’ di tempo per aumentare la consapevolezza di quello che sta succedendo. Mi pongo delle domande su come e cosa osservare. Quindi provo a prendere una nuova direzione.

Tutto questo aiuta a seguire linee meno prevedibili per evitare di arrivare al traguardo insieme a tutti gli altri con le stesse soluzioni e magari anche in ritardo.

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Riflessioni a raccolta – 333

Questa riflessione é il frutto della mia esperienza personale. Fino a qualche anno fa svolgevo la mia attività lavorativa in un contesto di persone che non condividevano le mie idee, le mie strategie di lavoro e la mia propensione a produrre contenuti sui social. Questo determinava un atteggiamento di critica nei miei confronti più o meno velato che tendeva a spegnere il mio entusiasmo. E aveva un peso enorme sulla mia visione del lavoro perché di queste persone avevo una profonda stima professionale.

Oggi invece, nel mio ambiente di lavoro, sono circondato da persone che a grandi linee condividono la mia stessa ‘visione’ e questo alimenta il mio l’entusiasmo. Non sento più le ali tarpate e i risultati concreti si vedono sia nel presente che nelle interessanti prospettive che giorno per giorno si aprono.

Ovviamente anche io commetto degli errori, ma é assolutamente fondamentale l’approccio al lavoro carico di entusiasmo. Fa tutta la differenza del mondo.

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Riflessioni a raccolta – 332

Se vuoi cominciare a realizzare una community interessata al tuo lavoro e creare le condizioni ideali per avvicinare i potenziali clienti, devi diventare un brand.

Se continui a rimanere nell’anonimato sarai sempre obbligato a inseguire a ‘freddo’ persone che non ti conoscono per ottenere la loro attenzione, spiegare cosa sai fare, perché dovrebbero consultarti e poi tentare di trasformarli in potenziali clienti.

Se invece racconti, giorno per giorno, chi sei e cosa fai attraverso l’uso del tuo sito, del tuo blog e dei tuoi canali social, esci dall’anonimato e diventi un brand. Non devi inventare nulla. Devi produrre contenuti che raccontano la tua vita professionale, con il tuo modo di essere, con il tuo stile, con la tua personalità. Le persone sceglieranno di seguirti perché apprezzeranno quello che fai e come lo fai.

Saranno diventati dei potenziali clienti. Penseranno a te quando avranno necessità di risolvere un problema nel settore lavorativo in cui operi. Saranno loro ad avvicinarsi a te per chiederti la consulenza e non dovrai spiegare nulla di te perché già sanno chi sei, cosa fai, come lo fai. Si fidano.

Riflessioni a raccolta – 331

Ecco la frase completa: “Pensare è molto difficile. Per questo la maggior parte della gente giudica. La riflessione richiede tempo, perciò chi riflette già per questo non ha modo di esprimere continuamente pregiudizi.”

È un invito che faccio sempre prima di tutto a me stesso.
Serve ad aiutarci a riflettere sui giudizi che le persone esprimono in merito agli altri. Stiamo parlando di tutti quei giudizi che fanno male, che annientano l’animo umano di chi li prova e provoca divisioni.


Il giudizio non è per forza negativo. Ma se espresso senza un ragionamento, senza una accurata visione, allora può diventare distruttivo per chi lo riceve.
Viviamo nell’epoca in cui tutto è sottoposto al giudizio altrui. I rapporti umani, l’amore, il vestire, il parlare, il pensare. Insomma, tutti tendono a giudicare ciò che vedono con i loro occhi. Ma spesso si tratta di una vista appannata dalla patina opaca dei pregiudizi.

E nel mio lavoro, in modo particolare, il giudizio a priori rischia di soffocare sul nascere le idee più innovative e la creatività più profonda.


Quotidianamente lotto per mantenere sempre libera la mente dai canoni, dalle abitudini, dal così si è sempre fatto. Questo approccio mi aiuta a giudicare meno e mi predispone allo sforzo di comprensione.
Così si spiana la strada a nuove possibili idee, a nuovi probabili scenari e a nuove strade da percorrere. E la creatività si dilata.


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